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Nella serie è la moglie del boss interpretato da Claudio Amendola e ci dà la sua ricetta per la felicità
Solange Savagnone 29 Novembre 2024 alle 08:51
Le hanno ucciso un figlio, il marito combatte contro l’Alzheimer e la sorella trama contro gli interessi della sua famiglia: è iniziata così la seconda stagione di “Il patriarca” per la sfortunata Serena Bandera, moglie del boss di Levante, Nemo (Claudio Amendola). A interpretarla è ancora Antonia Liskova.
Sarà graziata nelle prossime puntate, o gliene capiteranno altre?
«A un certo punto Serena capisce che per la prima volta deve essere lei ad aiutare il marito, ossia l’uomo che ha sempre protetto tutti. Ora deve trovare la forza, prendere le sue parti e combattere per lui: avrà un ruolo operativo nella famiglia e negli affari. Il nuovo avversario, poi, è il marito di sua sorella. Scoppiano altri scandali e guerre… Ci sarà da stupirsi!».
Qual è l’aspetto della vita di Serena che gliela fa sentire vicina?
«Il suo mostruoso senso di responsabilità, che ho sempre avuto anche io. A volte mi ha bloccato, impedendomi di godermi la vita. Avrei voluto essere più spensierata. Ma fin da piccola, avevo 6 anni, ho fatto da mamma a mia sorella: badavo a lei perché nostra madre lavorava. In quel momento il senso di responsabilità ti viene inculcato e ti toglie la spensieratezza che non recupererai più da adulta».
Spero che con sua sorella, quella vera, le cose vadano meglio...
«Abbiamo un rapporto bellissimo. Però, come dicevo, avendo avuto un legame forte e particolare, dopo un po’ era diventata molto dipendente e attaccata a me. Ho dovuto farle capire che ero la sorella, non la madre. Così siamo riuscite a essere ancora più unite, anche se oggi siamo lontane».
Sua sorella dove vive?
«A Bojnice, in Slovacchia, con mia mamma. Lì hanno girato “Fantaghirò” e ricordo che a 16 anni andavo a spiare le riprese. Loro due oggi stanno molto bene e quando vado a trovarle rinasco perché c’è una qualità della vita meravigliosa».
Torniamo alla serie. Come si spiega la devozione di Serena verso Nemo?
«Io credo che l’amore che prova per il marito sia la cosa più forte: il loro è un matrimonio bellissimo».
Anche lei ama in modo simile?
«Sono esattamente come lei, amo in modo totalizzante. Crescendo ho capito delle cose, ma continuo comunque a sbagliare e a perdere la testa come quando ero più giovane. Non riesco ad amare a metà. Diciamo che sono più consapevole di fare delle cavolate, ma continuo a commetterle (ride)».
Che cosa è stata disposta a fare per amore?
«Sono riuscita a perdonare molte cose e imparare a farlo ti rende immensamente forte. Ma non parlo di cose gravi. Il tradimento fisico non l’ho mai considerato così serio: è molto peggio tradire la mia fiducia».
Oggi è innamorata?
«Sì, di me stessa. È un passaggio molto importante nella vita, perché ci si perde a occuparsi troppo degli altri. Mia figlia ha 19 anni ed è molto indipendente. Ma prima tutto il mio tempo libero lo dedicavo a lei: era l’unica cosa che mi facesse stare bene».
Quindi con sua figlia Liliana ha un bel rapporto?
«Bellissimo. Sono una mamma tosta, piena di regole: l’ho spronata a essere indipendente su tante cose. Non sono un genitore facile o malleabile, ma ho sempre cercato di trovare soluzioni diplomatiche invece di aggredire. Anche se a volte mi arrabbio. Lei, poi, è una specie di specchio in cui mi rivedo: ha lo stesso mio carattere e riesce a farsi rovinare una giornata perché non le riesce la piega ai capelli. Io la guardo e dico che facevo esattamente come lei».
Cosa amate fare insieme?
«Tutto: la spesa, viaggiamo, usciamo fuori a cena, vediamo film, andiamo al cinema. Ridiamo, parliamo. Io sto bene assieme a lei, e viceversa. È come stare con la mia migliore amica».
Anche lei vuole fare l’attrice?
«No, ma neppure io volevo. Questo lavoro l’ho iniziato per caso, volevo farlo bene ma non era nei miei piani. Da piccola il mio sogno era fare l’architetto d’interni, la designer. Mi piace tanto, e infatti restauro mobili che poi vendo. È una passione grande, avrei fatto sicuramente questo. Invece mia figlia studia Marketing all’università “La Sapienza” di Roma. Chissà dove la porterà la vita...».
Ha ammesso di essere una donna combattiva. Si sente mai stanca?
«Sì, ci sono momenti in cui mi arriva tutta la vita addosso. Per imparare a stare da sola a 19 anni devi tirare fuori una determinazione incredibile, impari a contare solo su te stessa. Ultimamente mi sento un po’ stanca di combattere ogni giorno, di non poter mai dire: “Adesso mi fermo un attimo”. Ora, per esempio, sto facendo il trasloco. Ho cambiato casa perché era troppo grande».
Quando riesce a “deporre le armi”?
«Quando mi metto a fare i miei mobili con le cuffiette nelle orecchie. Mi basta prendere il pennello, la levigatrice, la carta vetrata e il mondo è già più bello! Inoltre cammino all’aria aperta e quando sono stanca prendo la macchina e vado al mare per vivere dei momenti da sola. È come ritornare in un limbo. Sono una persona che ha fatto della solitudine la sua forza e ogni tanto ho bisogno di tornarci per riequilibrarmi».
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